Il Concordato del 2012 tra la Santa Sede e la Repubblica del Burundi alla prova di un’inculturazione che precede il diritto alla libertà religiosa

Autori

  • F. Vecchi

DOI:

https://doi.org/10.19272/201808602008

Parole chiave:

Accordi- quadro ; Libertà religiosa ; Missioni; Matrimonio e famiglia.

Abstract

La Santa Sede negli ultimi anni ha intensificato la sua politica concordataria in Africa. Il Concordato di Bujumbura (2012), costruito sul modello oggi dominante degli accordi-quadro, poggia su due cardini : la missione e l’episcopato locale. La Chiesa affronta in Burundi due ordini di problemi: l’uno, di tipo antropologico-culturale (il confronto con I modelli tradizionali e la questione etnica); l’altro, politico (la corruzione diffusa nella classe dirigente). Questi problemi si sovrappongono: se ne ha conferma nella disciplina, talvolta evanescente, di alcuni istituti pattizi: il matrimonio, l’assistenza e formazione religiosa nelle Forze Armate, la libertà di stampa e di insegnamento. Tale stato di cose, unito alla grave insanabilità istituzionale, esalta l’episcopato locale ed il suo fondamentale ruolo di mediazione (anche nella dimensione dell’organizzazione internazionale di episcopati regionali africani) tra evangelizzazione e risveglio delle coscienze.

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Pubblicato

2018-12-15

Fascicolo

Sezione

Dottrina

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