La disciplina delle «Messe collettive» analisi giuridico-pastorale del decreto "Secundum probatum"
DOI:
https://doi.org/10.19272/202508602011Parole chiave:
messe plurintenzionali, offerte di Messa, Secundum probatum, Mos iugiter, vescovo diocesano, diritto liturgicoAbstract
Il presente contributo offre uno studio sistematico del nuovo decreto Secundum probatum, promulgato dal Dicastero per il Clero, che riforma la disciplina delle cosiddette Messe collettive o plurintenzionali. L’analisi evidenzia come il nuovo testo normativo, pur confermando i principi teologici fondamentali, segni un cambio di paradigma rispetto al precedente decreto Mos iugiter (1991): si passa infatti da una disciplina concepita per contenere un abuso a un quadro giuridico che, mosso da esigenze pastorali, mira a governare la prassi in modo propositivo e sussidiario.
L’autore esamina le principali innovazioni giuridiche: il rafforzamento del consenso dell’offerente, che diviene garanzia fondante e non può mai essere presunto; il trasferimento della facoltà di autorizzare tale prassi eccezionale agli organi collegiali della provincia ecclesiastica, in un’ottica di marcata sussidiarietà; la maggiore flessibilità concessa al celebrante, bilanciata da un rigoroso obbligo di destinare le offerte eccedenti; e un potenziato dovere di vigilanza dell’Ordinario, che può ricorrere a misure disciplinari e penali per contrastare gli abusi.
Infine, il contributo sottolinea la peculiare vigenza della norma, che crea un duplice regime giuridico: la nuova disciplina si applica solo nei territori in cui i vescovi decidono di recepirla attivamente, lasciando in vigore altrove il decreto Mos iugiter. Il decreto emerge così non come un adeguamento tecnico, ma come una risposta giuridico-pastorale meditata, che affida al discernimento locale la gestione di una prassi delicata, a tutela della grazia sacramentale, della fede dei fedeli e della dignità del ministero sacerdotale.
